LE POTENZIALI FUNZIONI DEL CANTO SACRO, DAI GRECI AL CRISTIANESIMO
Il mondo greco ha influenzato, per le continue diaspore del popolo greco e le conquiste territoriali di Alessandro Magno (336 a.C. 323 a.C), la cultura dei popoli conquistati, e portato un ricco patrimonio culturale, filosofico, sociale e artistico.
Nel periodo arcaico domina, in Grecia, una concezione della musica che è di tipo magico-divinatorio.
Ricordiamo che, per i Greci, la magia era un estremo tentativo di controllare le forze naturali che si presentavano, con violenza, all’ uomo primitivo.
Fu in questo periodo che nacquero racconti mitologici che fanno riferimento al potere psichico della musica.
Tutta la filosofia greca, considera solo la musica modale.
LE FUNZIONI DELLA MUSICA PER GLI ANTICHI GRECI
Ogni musica ha la qualità di suscitare le emozioni e nell’ ascoltatore e nell’ esecutore ma per gli antichi ha anche la funzione di sublimare i moti dell’anima, di educare e migliorare l’uomo, sublimando una carnalità allo stato brado.
Nei suoi dialoghi, Platone (428 o 427 a. C. – ivi 348 o 347 ) considera i canti, che raccomanda a tutti i cittadini come stabilizzatori dell’armonia delle loro anime.
Nel libro III della Repubblica, nella fondazione dello stato ideale egli afferma che nel modello educativo dei cittadini il giovane è sottoposto ad una prima educazione da parte dello Stato che comprende l’educazione del corpo e la musica, che rappresenta l’amore per il bello, ossia l’esercizio dello spirito.
A Pitagora (570 a.C. – 495 a.C) si attribuisce l’affermazione della relazione tra la musica e l’animo umano, che nei secoli seguenti assunse i caratteri della dottrina dell’ethos.
Essa indicò le relazioni esistenti tra alcuni aspetti del linguaggio musicale e determinati stati d’animo. Le differenti potenzialità emotive della musica riguardavano principalmente le “armonie”, cioè le melodie, ma potevano anche riferirsi ai ritmi e agli strumenti.
Ogni tipo di musica imita un certo carattere; questa imitazione avviene in vari modi (ionico, dorico, frigio, lidio, misolidio, eolio, locrio) e produce un ben determinato effetto sull’animo, positivo o negativo;
inoltre ogni modo non imita soltanto uno stato d’animo, ma anche i costumi del paese da cui trae origine ed anche il tipo di regime politico, democratico, oligarchico o tirannico.
Aristotele (384 a.C. o 383 a.C. – Calcide, 322 a.C.), da una giustificazione antropologica dell’arte, considerandola come una disciplina essenziale all’uomo. Aristotele riprende il concetto pitagorico di catarsi, ma lo modifica, osservando che il meccanismo della purificazione avviene attraverso una liberazione delle passioni che tormentano l’uomo [1].
LE FUNZIONI DEL CANTO SACRO DOPO L’AVVENTO DEL CRISTIANESIMO
Dopo l’avvento del Cristianesimo e la nascita delle prime comunità cristiane e dei luoghi di culto i grandi dottori della chiesa ortodossa si occupano di impartire e regolare la nascente arte liturgica, non solo come ornamento liturgico ma anche come potente ed efficace mezzo di educazione e disciplina.
Molti di essi furono insigni poeti e melòdi e ci hanno tramandato composizioni di grande valore[2].
Basilio il grande, insigne gerarca (329-379 d.C.) afferma nei suoi scritti: “ La disciplina appresa attraverso la musica viene maggiormente fissata nell’anima.
La disciplina appresa a forza non puo’ rimanere scolpita nella mente; quella invece che penetra con la dolcezza e la grazia della melodia resta indelebile.”[3]
LE FUNZIONI DEL CANTO SACRO : “L’armonioso canto dei salmi influisce sui fanciulli e in genere sui giovani; mentre gustano la melodia, contemporaneamente la loro anima viene educata alla verità…..se qualcuno è turbato nell’ animo, viene ammansito dalla dolcezza del canto salmodico. Esso è riposo dalle fatiche, sicuro svago per i bambini, ornamento per i giovani, conforto per i vecchi, decoro per le donne; esso da splendore alle feste”[4].
Giovanni Crisostomo, (344-407 d.C.) altro illustre teologo e arcivescovo bizantino, afferma: “ Non c’è nulla che sollevi lo spirito come la melodia. La nostra natura ama il canto e si diletta delle melodie come i bambini si dilettano di succhiare per poi assopirsi. Cantano i marinai quando remano, cantano le donne al telaio mentre dipanano le matasse per i loro lavori, cantano le nutrici allorché tengono fra le braccia i pargoletti……e tutti ne risentono di un benefico effetto[5].
Bibliografia:
Estratto dalla tesi in musicoterapia di Irene Rotondale “il canto bizantino come mondalità espressivia”.
[1] ENRICO FUBINI, Estetica della musica, Il pensiero musicale del mondo antico, Il Mulino, 2003
[2] BASILIO di Cesarea, Omelia sul primo salmo, P. Gr. T. XXIX col. 212
[3] BASILIO di Cesarea, Omelia sul primo salmo, P. Gr. T. XXIX col. 213
[4] BASILIO di Cesarea, Omelia sul primo salmo, Patrologia. Greca. T. XXIX col. 212-219
[5] GIOVANNI CRISOSTOMO, Patrologia. Greca. T. LV col. 156